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venerdì 15 aprile 2022

sabato 25 maggio 2019

La casa di Monet? Puoi visitarla....leggendo un noir


Di recente è stato battuto all’asta da Sothebys, a New York, un quadro di Monet per quasi 111 milioni di dollari; dicono che sia il prezzo più alto mai pagato per un’opera impressionista.   Il quadro in questione non è una delle famosissime “ninfee” (pensate che gli specialisti hanno censito non meno di duecentosettantadue quadri  appartenenti alla serie) ma piuttosto uno dei cosiddetti covoni.

In realtà in questo periodo Monet esercita su di me un fascino particolare anche perché sto leggendo un libro la cui vicenda si svolge a Giverny, luogo in cui il pittore si era ritirato per dipingere.  
Il libro, che definirei un noir, come si intuisce dal titolo “Nifee nere”, è scritto da Michel Bussi  e se vi piace il  genere e siete appassionati d’arte dovete assolutamente leggerlo.
Bussi descrive i luoghi in maniera molto precisa; io  stessa, non essendoci  mai stata, ho verificato visitandoli con google street view.



Nella pittoresca cittadina della Normandia Monet aveva non solo acquistato una casa, ma fatto anche realizzare il famoso giardino d’acqua con lo stagno, tante volte rappresentato nei suoi quadri, in cui coltivava le amate ninfee e per realizzare il quale aveva fatto addirittura deviare il corso di un fiume. 

Anche gli interni della casa, una  villa piena di fascino in cui il pittore ha vissuto per 43 anni, sono accuratamente descritti nel libro. Il salottino blu, la sala da pranzo gialla, la cucina con la ceramica di Rouen e poi gli appartamenti privati di Monet, più classici e più intimi.

Ti è venuta voglia di andarci?


Recently, a painting by Monet  was sold at Sothebys in New York for almost $ 111 million ; they say it's the highest price ever paid for an impressionist work. The picture in question is not one of the famous "water lilies" (think that the specialists have surveyed no less than two hundred and seventy two paintings belonging to the series) but rather of one of the so-called sheaves.

In this period Monet exerts a particular fascination on me also because I am reading a book whose story takes place in Giverny, a place where the painter had retired to paint.

The book, which I would call a noir, as you can guess from the title "Black water lilies", is written by Michel Bussi and if you like the genre and you are passionate about art you should definitely read it.

Bussi describes the places very precisely; myself, having never been there, I checked with google street view.

In the picturesque town of Normandy, Monet had not only bought a house, but also built the famous water garden with the pond so often represented in his paintings in which he cultivated the beloved water lilies and to do which he had even diverted the course of a river.

Even the interiors of the house, a charming villa in which the painter lived for 43 years, are accurately described in the book. The blue living room, the yellow dining room, the kitchen with Rouen ceramics and then the private apartments of Monet, more classic and more intimate.


You want to go there, don't you?

Foto tratte dal sito della Fondazione Monet dove puoi fare anche una visita virtuale della casa.

La facciata vista dal giardino

il ponte giapponese sullo stagno

Il giardino d'acqua

La planimetria del piano terra della casa

Il salottino Blu

 Il salone atelier

 La stanza da pranzo gialla

Un'altra immagine della stanza da pranzo gialla

La cucina

La stanza della seconda moglie Alice

La stanza di Blanche


Al di fuori della pittura e del giardinaggio non so fare niente (Claude Monet)




giovedì 9 febbraio 2017

Lunga vita alla carta!

Da un mese Arianna ci ha lasciati. Chi come me ha avuto la fortuna di conoscerla non dimenticherà la sua intelligenza, la sua sensibilità e la sua creatività.
Il mio modo di ricordarla è riproporvi l'intervista che le ho fatto poco più di un anno fa; Arianna ci ha parlato della sua passione per la carta e di come, ancora oggi, possa essere uno strumento di espressione della creatività.
Ciao Ary. 

Ho incontrato Arianna Miconi alla mostra mercato che si è svolta a Roma nell'elegante conservatory dell'hotel Villa S. Pio all'Aventino e sono rimasta affascinata dalle sue poetiche creazioni in carta, a metà tra arte ed artigianato.
Ho colto l'occasione per farle qualche domanda, per conoscere meglio lei e lo scrapbooking (creazione di album con ritagli e frammenti di carta, fotografie e disegni per conservare in maniera creativa i ricordi)

Arianna, raccontaci qualcosa di te e di come nasce la tua passione per la carta.
Le prime certezze sulle mie capacità le ho avute dal disegno.
Mi ricordo che già alle elementari trascorrevo gran parte del mio tempo libero, matita e blocco Fabriano, riproducendo la meravigliosa arte che sfogliavo nei ‘Maestri del colore’ di papà.
Le maestre appendevano i miei disegni in classe e ripensandoci non sembravano fatti da una bambina.

Come hai imparato e da cosa trai ispirazione per le tue creazioni?
Sono diventata una grafica e da sempre lavoro al computer ma la carta è un’altra storia. Per me è viva, la scrittura parla di noi anche nei suoi segni grafici. Mi è sempre piaciuto rilegare dei quaderni illustrati da regalare agli amici come se volessi spingerli a scrivere. Scrivere per ricordare avvenimenti della nostra vita, ma anche per fare introspezione e scavare nei pensieri per trovare i nostri desideri più veri.
Credo che tenere un diario sia un valido aiuto nel lavoro quanto nella vita privata.
Lo scrapbooking l’ho scoperto un paio d’anni fa in rete.
You tube ha centinaia di video e di tutorial che vanno dal collage al mix-media, all’art journaling.. Ce n’è per tutti i gusti!

Cosa significa per te lavorare con la carta?
Rendere visibile e tangibile il nostro mondo interiore.

Che tipo di materiali utilizzi (nuovi o di riciclo)?
Utilizzo tutto quello che raccolgo.
Dai materiali nuovi (un po’ costosi perché quasi tutti d’importazione) alle meravigliose scatole che si possono trovare, in orario di chiusura, accatastati accanto all’entrata delle boutique in centro.

Prima di realizzare  un lavoro fai un progetto o segui l'ispirazione strada facendo?
Dipende: di solito se lavoro a un progetto su commissione ho poco tempo ed è utile pianificare.
Se lavoro per me mi lascio completamente libera, il mio journal è più un posto dove sperimentare che altro.

Quando vedi un foglio di carta immagini già cosa potrà diventare?
Certo! Ho una vera passione per le scatole di pasta e cereali che diventano le copertine di molti miei album.


Pensi che nell'era digitale la carta abbia ancora un futuro? 
Sono convinta che la carta abbia ancora lunga vita.
Sfogliare le pagine di un libro, appuntare le nostre preferenze al margine, lo rende parte di noi.
Adoro il computer perché è un mezzo meraviglioso ma un libro, un diario, un album di schizzi, se vogliamo, possiamo stringerlo al cuore.

 English text at the bottom



















 
  
Long life to the paper! 

I met Arianna Miconi in the trade show which was held in Rome in the elegant conservatory of the Hotel Villa San Pio and I was fascinated by his poetic creations in paper,  between art and craft.
I took the opportunity to ask her  a few questions to learn more about her and the scrapbooking (creating albums with clippings and pieces of paper, photographs and drawings to preserve memories in a creative way)

Arianna, tell us a little about yourself and how did your passion for paper.
I had the first certainty on my ability  from the drawing.
I remember in elementary school I spent most of my free time, pencil and Fabriano pad, reproducing the wonderful art that I saw  in the 'Masters of color' of my  father.
The teachers hung my drawings in the classroom and in retrospect did not seem made by a child

How did you learn and what draws inspiration for your creations?
I am a graphic and from longtime I work with the computer but the card is another story. I think it's alive, writing speaks to us even in its graphic signs. I always liked to bind the picture books to give to friends as if I wanted to encourage them to write. The write to remember the events of our life, but also to dig in introspection our thoughts to find our truest desires.
I believe that keeping a journal is a great help in the work as in private life. I discovered the  scrapbooking a few years ago in the network.
In Youtube you can try hundreds of videos and tutorials ranging from collage to mixed media and art journaling .. There's something for everyone!

What it means to work at the paper?
It make visible and tangible our inner world.

What type of materials do you use (new or recycled)?
I use everything I collect.
New materials (a little expensive because almost all imported), beautiful boxes that can be found, at closing time, stacked next to the entrance of the boutique in the center, etc.

Before making a job do you prepare a project or do you prefer to follow the inspiration along the way?
It Depends: usually when I work on a project commissioned I have little time and is helpful to plan.
If I work for myself, I let me completely free, my journal is a place to experiment. 

Do you think the paper will still have a future?
I am convinced that the paper will still have a long life.
Turn the pages of a book, write down our preferences at the margin, this makes it part of us.
I love the computer because it is a wonderful medium, but a book, a journal, a sketchbook, if we want to, we can tighten it  to the heart.


sabato 4 febbraio 2017

Matrice

La natura genera materia e grazie all'opera dell'artista si trasforma in arte in un ciclo continuo senza soluzione di continuità.
Questa è l'essenza dell'opera di Giuseppe Penone esposta a Roma al Palazzo della Civiltà italiana. 
La mostra, visitabile gratuitamente fino al 16 luglio 2017, è curata da Massimiliano Gioni e prende il nome da una delle opere dell'artista esposte: Matrice.
La natura non è mera fonte d'ispirazione per l'artista ma sostiene l'arte e la cultura, ne è la base (metafora espressa in Foglie di pietra dai capitelli poggiati sui rami, opera del 2013) L'uomo non può dominarla ma da Lei può apprendere; così in Essere Fiume del 2010 Penone riproduce perfettamente, ricreandola in marmo, una roccia naturale.
In Ripetere il bosco l'artista  scolpisce  tronchi e rami partendo da travi in legno prodotte dall'uomo, invertendo il processo consueto  di realizzazione di un manufatto di cui generalmente l'elemento naturale è materia prima, divenendone in questo caso il prodotto finale; quindi il ciclo può essere invertito ma non interrotto.
E la natura può farsi anche strumento d'arte come in Spine d'acacia-Contatto del 2006 in cui Penone rappresenta un volto su tela delineandolo con migliaia di spine. 
Fa da sfondo a tutto questo l'architettura metafisica del suggestivo edificio razionalista che a Roma tutti conoscono come il "Colosseo  quadrato"  che con le sue linee e rigide proporzioni geometriche si contrappone e allo stesso tempo esalta l'opera organica dell'artista. 


The nature generates matter and through the artist's work becomes art in a continuous cycle without solution of continuity.
This is the essence of the work of Giuseppe Penone exhibited in Rome at the Palace of Italian Civilization.
The exhibitio, visited free of charge until 16 July 2017, is curated by Massimiliano Gioni and takes its name from one of the artist's works on display: Matrix (Matrice).
Nature is not merely a source of inspiration for the artist but supports art and culture, it is the their basis (metaphor expressed in "Stone leaves" (work of 2013) The umanity can not dominate but from she can learn;  so in "Being River" Penone plays perfectly with marble recreating a natural rock.
In "Repeat the forest" the artist carves trunks and branches starting from wooden beams produced by man, by reversing the usual process of realization of an artifact referred to generally the natural element is the raw material, becoming in this case the final product; then the cycle can be reversed but not interrupted.
And nature can also be  tool of art as a in "Acacia's thorns" where Penone design a face on canvas with thousands of thorns.
Is the background to all this the metaphysical rationalist architecture of the impressive building  that in Rome everyone knows as the "Square Colosseum" which, with its rigid lines and geometric proportions, contrasts and at the same time enhances the artist's organic work.














Il curatore della mostra Massimiliano Gioni intervistato da alcune giornaliste



sabato 19 novembre 2016

Una zuppa d'autore

Tutte le forme d'arte e le varie discipline, si sa, traggono spesso ispirazione una dall'altra, in un processo osmotico e di contaminazione.
Tanto per citare un paio di esempi, il quadro La ragazza con l'orecchino di perla, dipinto nel '600 da Jan Vermeer, ha ispirato il romanzo omonimo di Tracy Chevalier da cui è stato tratto anche un film; l'architetto spagnolo Ricardo Bofill ha tratto ispirazione dal romanzo di Kafka Il castello per progettare  l'edificio per appartamenti El Castell, realizzato a  Sant Pere de Ribes, Barcellona.  
Può accadere allora che un classico della letteratura  per ragazzi, "Capitani coraggiosi" di Kipling, sia d'ispirazione per una ricetta (ideata da Oretta Bongarzoni autrice di Pranzi d'autore) e che un gourmet come Fabrizio Bertucci, co-founder con Stefano D'Augè di Food Brothers (personal chef e cuochi a domicilio) decida di realizzarla e di ideare  una mise en place ad hoc.
Fabrizio si è così cimentato nella preparazione della Zuppa di Pesce alla Hawaiana  ed il risultato è stato eccellente ed originale.
A questo punto non ci resta che aspettare la marmellata di lamponi di Anna Karenina, la fricassea di Madame Bovary e le melanzane  all'amore di Garcìa Màrquez.

All art forms and disciplines,you know,often draw inspiration from each other in a process of osmosis and contamination.
To cite a few examples, the peinture Girl with pearl earring in the seventeenth century by Jan Vermeer, has inspired the eponymous novel by Tracy Chevalier from which was made into a film; the Spanish architect Ricardo Bofill was inspired by Kafka's novel The Castle to design the apartment building El Castell, built in Sant Pere de Ribes, Barcelona.
It may happen then that a classic of children's literature "Captains Courageous" written by Kipling, is an inspiration for a recipe (devised by  Orettam Bongarzoni  author of Pranzi d'autore) and a gourmet like Fabrizio Bertucci, co-founder with Stefano D'Augè of Food Brothers (personal chefs and cooks at home) decides to realize it and to devise a suitable "mise en place".
Fabrizio has thus cooked the Hawaiian Fish Soup and the result was excellent and original.
At this point we just have to wait for the jam of Anna Karenina raspberries, the fricassee of Madame Bovary and the aubergines "love" of Garcia Marquez.







sabato 12 novembre 2016

Come un libro aperto

La casa di Christina Sejr Poulsen,  insegnante che vive a Copenhagen con sua figlia Anemone, è un classico appartamento in stile nordico con il pavimento a listoni di legno chiaro, pareti e porte bianche ed arredato amorevolmente con mobili vintage ed industrial e qualche storico pezzo di design come le sedie Eames gialle e la lampada Tolomeo di Artemide.
Ma  oltre ad essere un'insegnante  Christina è anche una pittrice ed ha trasformato la sua casa in una galleria d'arte in cui espone le sue opere: maschere dal segno grafico in bianco e nero e dipinti astratti a macchie dai colori polverosi.
Alcuni oggetti poi, come l'orologio da muro, li porta con sè dalle case in cui ha abitato precedentemente, mentre altri, come il tappeto marocchino in sala da pranzo, sono ricordi di viaggio.
Una casa come questa è come un libro aperto, racconta molto di chi la abita, gusti, passioni, personalità, e tutto questo la rende unica. 

Like an open book
The home of Christina Sejr Poulsen, a teacher who lives in Copenhagen with his daughter Anemone, is a classic apartment in Nordic style with light wood flooring, white walls and doors and lovingly furnished with vintage or industrial  furniture and some old piece of design as the yellow Eames chairs and Tolomeo lamp by Artemide.
But besides being a teacher, Christina is also a painter and has turned his home into an art gallery where she exhibits her works: masks from drawing in black and white and abstract painted with spots in dusty colors.
Then some objects, such as wall clock, she brought them with her from the house where she lived previously, while others, such as the Moroccan carpet in the dining room, are travel memories.
This house is like an open book, tells a lot of its inhabitants, tastes, passions, personalities, and all this makes it unique.




 












 Foto da femina.dk e Pinterest